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Visualizzazione dei post da maggio, 2018

Aristotele

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Aristotele nacque a Stagira nel 384 a.C. ed entrò nella scuola di Platone a 17 anni. Vi rimase fino alla morte del maestro (347 a.C.), cioè per 20 anni. Morto Platone, Aristotele lasciò l’Accademia e si recò ad Asso . Qui, con altri due scolari di Platone, Erasto e Corisco, che già si trovavano là sotto la protezione del tiranno di Atarneo, Ermia, ricostituì una piccola comunità platonica , dove iniziò a scrivere le sue opere di biologia. Ad Asso, Aristotele sposò Pitia, la sorella di Ermia. Nel 344 a.C. Aristotele si trasferì a Mitilene. Nel 342 a.C. fu chiamato a Pella da Filippo II re di Macedonia , con l’incarico di assumere l’educazione del figlio Alessandro Magno . Il padre di Aristotele, Nicomaco , era stato medico alla corte di Macedonia, ma la decisione di Filippo II fu probabilmente determinata dall’amicizia di Aristotele con Ermia, alleato del Macedone. Aristotele potè così formare lo spirito del grande conquistatore, al quale comunicò indubbiamente la propria c

Metafisica: Platone VS Aristotele

 La differenza principale fra i due filosofi consiste nel fatto che Aristotele ridà valore alle cose, perché dice che veramente reali sono i sinoli, l’unione di materia e forma, le singole cose, non le loro idee, come invece sosteneva Platone. Le idee per Aristotele sono estrapolate dalle cose, sono generalizzazioni, ma fanno capo al singolo individuo. Ad esempio il concetto di uomo non esiste al di fuori del sinolo, ma è la funzione comune di tutti gli uomini. Quella di Aristotele non è una visione trascendente della realtà come quella platonica, ma immanente. Tutte le cose ci sono dall’eternità e per l’eternità e non è necessario individuare un secondo mondo come quello delle idee platoniche, perché l’ordine si trova già in questo mondo. Per Aristotele le idee non sono separate dalla realtà ma costituiscono forme immanenti, immerse nella materia, che rappresentano l’essenza delle cose. La realtà è fatta di sinoli in cui forma e materia non si possono separare, pur dando

L'argomento del terzo uomo

L'argomento del terzo uomo è una critica che Aristotele muove a Platone; ma lo stesso Platone si era occupato dello stesso nel Parmenide.  Se l'idea dell'uomo è l'uomo per eccellenza, come possiamo pensare che gli uomini sensibili siano sue copie? Se fosse così i vari uomini sensibili dovrebbero avere qualcosa in comune con questa idea. Questo elemento in comune è appunto il terzo uomo cioè ciò che l'idea di uomo e l'uomo sensibile (cioè realmente esistente) hanno in comune.  Ma come si può dire che l'idea universale ha in comune qualcosa con l'uomo sensibile e qualcosa con questo terzo uomo? Solo indicando un altro "quarto" uomo che abbia qualcosa in comune sia con l'idea universale, con l'uomo sensibile e con il terzo uomo. Così si può andare avanti all'infinito!!  Dunque la teoria delle idee che nasce per dare un fondamento unitario al molteplice produce invece l'opposto.  Parmenide è l'interlocutore del dialogo con cui s